17 November 2011

Zygmunt Bauman all'Università Svizzera Italiana di Lugano.

Incontro con Zygmunt Bauman: 

"la modernità tra interregno e incertezza"




Un estratto audio dell'intervento del Prof. Bauman
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Il testo di Giovanni Zavaritt sul Corriere del Ticino del 17 novembre 2011
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01 November 2011

RITRATTI. LO SGUARDO RIFLESSO al CACT Centro d'Arte Contemporanea Ticino

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Pier Giorgio De Pinto, Strange Fruits, 2011

RITRATTI. LO SGUARDO RIFLESSO.
Jon Campbell, Andrea La Rocca

Project room: Pier Giorgio De Pinto_Strange Fruits 

Vernissage__sabato 3 dicembre 2011 alle 17:30

3 dicembre 2011 – 5 febbraio 2012 
[chiuso per festività natalizie dal 23 dicembre 2011 al 6 gennaio 2012] 

Ve-sa-do_14:00-18:00 


Dopo la mostra I RIFLESSI DELL’ACQUA LENISCONO I SEGNI, il cui tema si coagulava attorno al concetto di storia e di coscienza storica, di viaggio, di erranza e diaspora come indispensabile evoluzione osmotica, RITRATTI. LO SGUARDO RIFLESSO intende affrontare il tema universale del ritratto e dell’autoritratto: non già attraverso una lettura strettamente tradizionale e storica, bensì analitica.

Gli artisti in mostra sono Jon Campbell (D, 1982), Pier Giorgio De Pinto (CH, 1968), Andrea La Rocca (I, 1983).

 Andrea La Rocca, Protège-moi, 2011


Affrontare il tema del ritratto oggi non è possibile, senza considerare un tardo 800 e un 900 che hanno, attraverso il concetto di avanguardia, soggettivato non solo l’arte, bensì anche – giocoforza – la maniera di guardare e vedere un’immagine. Se la filosofia riconosce nel ritratto una mera rappresentazione del reale, per la psicoanalisi d’inizio secolo l’approccio iconologico all’immagine diviene più complesso, per quanto attiene alla frammentazione continua tra io e sé, tra reale e surreale e/o iperreale.

 Andrea La Rocca, Onan, 2011 (video)


Riposizionarsi oggi entro un ambito inafferrabile come quello del linguaggio artistico, e in un’epoca di grandi mistificazioni comunicazionistiche, finanziarie e, più genericamente, meramente virtuali, diviene processo interpretativo necessario.

Se da un lato Jon Campbell si sofferma sul concetto di identificazione col modello ritratto attraverso l’uso di un mezzo tradizionale quale la pittura figurativa, Andrea La Rocca fonde, in tre sale, le sue ossessioni sessuali riflesse nel ritratto comportamentale di una società borghese (e dei suoi paradossi) attraverso un approccio analitico verso una ridefinizione delle identità comportamentali e sociali. Tre sale per, rispettivamente, il ‘maschile’, il ‘femminile’ e la ‘darkroom’ quale momento di sublimazione erotica e di fusione dei generi, nonché tra spettatore e artista. I mezzi ch’egli utilizza sono svariati, fotografie, disegni, video, elementi di luce a ricreare spazi infiniti di percezione interiore all’interno di uno spazio finito quale è il confine di un museo.

 Pier Giorgio De Pinto, Strange Fruits, 2011


Pier Giorgio De Pinto, con un progetto dal titolo STRANGE FRUITS, riassume più spazi mediali. Proiezioni video e disegni con grafite su carta nera sono principalmente i suoi specifici mezzi di produzione. La mappatura del corpo come genius loci personale riferito ad una psico-geografia ben precisa è tra i suoi temi, cui l’artista sta lavorando prendendo spunto tematico dal mondo televisivo e dal cinema, o, anch’egli, dal societale che ci circonda. Se l’uso del corpo è stato per tanti anni banalizzato proprio dalla televisione e dal mezzo di comunicazione di massa, ecco che De Pinto ribadisce l’importanza fondamentale del linguaggio artistico per rielaborare analiticamente ciò che per anni ha funzionato come iconografia dominante e stereotipo del comportamento umano e sociale. Ridare quindi provocatoriamente un significato iconologico e politico all’immagine.

 Andrea La Rocca, Protège-moi, 2011


Tre artisti e tre linguaggi diversi per esprimere in maniera approfondita il guardare, l’osservare e il rappresentare in maniera irreversibile, circolare e intercambiabile, l’altro, gli altri e se stessi, la società in cui viviamo e che si guarda riflessa in noi. Campbell lo fa attraverso un piacevole e interessante ritorno retroguardista alla figurazione e al modello da compenetrare; La Rocca, attraverso un costante processo di performativa marginalizzazione dei mezzi di produzione entro un’evoluzione liquida dell’installazione/performance; De Pinto vanificando la dicotomia sempre più marcata tra società reale e virtuale, tra produzione delle immagini stereotipate, reinserendo nel suo discorso lo sguardo vigile dello spettatore.