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23 April 2017

EVOLUZIONE DI UN PROGETTO DI COSTRUZIONE / EVOLUTION OF A CONSTRUCTION PROJECT / Pier Giorgio De Pinto / Spazio 5B







EVOLUZIONE DI UN PROGETTO DI COSTRUZIONE / EVOLUTION OF A CONSTRUCTION PROJECT
Mostra personale di Pier Giorgio De Pinto

Spazio 5b, Collezione Luca Berla, Bellinzona, Ticino.

29 aprile – 1 luglio 2017

La geometria che uso ampiamente nel mio lavoro trova le sue radici nello studio della natura, così come i principi matematici che la compongono. Molte forme osservate in natura possono essere correlate alla geometria; ad esempio le api costruiscono in forma esagonale le cellule che contengono il loro miele. Nel mio lavoro c'è soprattutto uno studio sulla geometria tradizionale "sacra" che si riferisce ai cinque solidi platonici e allo studio della “Divina Proportione” tanto cara al matematico Luca Pacioli e a Leonardo da Vinci. I cinque solidi platonici sono da sempre correlati in questo ordine: il cubo alla terra, il tetraedro al fuoco, l’ottaedro all’aria, l’icosaedro all'acqua, e il dodecaedro all'universo o "prana/etere".

Platone scrisse che, "La terra vista dall'alto, assomiglia ad una palla contenuta in dodici pezzi di pelle cuciti tra di loro”, con questa osservazione si iniziò a considerare il dodecaedro come simbolo di Gaia, il pianeta vivente “Terra”. Trovo interessante questa connessione tra scienza/ambiente/natura e filosofia che ha generato uno dei miei più importanti progetti chiamato “Future is now”; progetto ancora in evoluzione che, con la mostra presso lo Spazio 5b, si arricchisce di tutta una serie di nuovi lavori presentati al pubblico per la prima volta.

Con “Future is now”, sono partito dallo studi sulle migliaia di diverse sfaccettature del corpo, focalizzandomi su un tema antico quanto l'uomo stesso, tema che è nato con l'uomo come espressione ma anche limite della sua identità storica (la Terra è piatta o sferica? Siamo soli nell’Universo? C’è un ordine superiore che ci guida e che ci ha creati? etc…). Un Genius Loci (spirito del luogo), inteso come confronto territoriale per una definizione geografica/geometrica, partendo dal corpo come territorio in termini di proporzioni "divine". Questo aspetto parte quindi dal corpo ma include un viaggio verso il nostro ambiente, si espande in una visione verso il nostro intero pianeta, il cui percorso può essere tracciato a partire dalla superficie del corpo, sviluppandolo, successivamente, in termini di caratteristiche esoteriche contemporanee, e il loro rapporto con le forme archetipiche del passato.

Con le mie ricerche invito l'uomo a guardare verso la Natura come situazione primordiale ma coniugando questa visione all’uso della tecnologia. Realizzo progetti sul rapporto speciale tra Terra, Scienze, Spiritualità, Geometria e Geografia, attraversando diverse discipline artistiche. Ogni opera è solitamente costituita da un'installazione trans mediale; ovvero con l’uso di video, immagini digitali, installazioni interattive, performance, teatro sperimentale, danza contemporanea. Per fare questo beneficio dello sviluppo di molti software per la creazione di oggetti 3D e animazioni computerizzate, per la Realtà aumentata, la Realtà Virtuale, i codici QR e altre tecnologie.  La tecnologia in se stessa se raccontata tale e quale finisce per annoiare e lo stupore che crea è momentaneo ed esauribile nel giro di pochi secondi. Per questo motivo sviluppo i miei temi sempre coniugando tradizione e tecnologia quindi da un punto di vista storico e al contempo analitico; il risultato è un’analisi in bilico tra pragmatismo e visione, razionalità ed emozione. Suscito nel fruitore delle mie opere una reazione di pensiero e di azione e non solo un approccio passivo.

Gran parte del mio lavoro si basa su foto o video la cui fruizione “digitale” rimuove il senso di profondità di campo, per questo aggiungo loro una nuova dimensione tridimensionale grazie alla manipolazione digitale. I risultati non sono solo parte di una percezione, ma anche una documentazione delle informazioni che raccolgo sul nostro ambiente circostante. La fotografia e il video, non sono quindi parte di una percezione ma parte integrante delle informazioni. In questo contesto, trasformo le strutture architettoniche dell'ambiente umano, costituito da fattori fisici, in un mondo interattivo, non semplicemente virtuale, che ci permette di giocare con la prospettiva di cosa è oggi “essere umano” e “natura”. Non amo molto il concetto di virtuale come contrapposizione al reale. Diciamo piuttosto che il mio lavoro genera (e vive) una seconda Natura. “Die zweite Natur” è tra l’altro il titolo della mostra a cui ho partecipato poco tempo fa presso la Hek Haus der elektronischen Künste di Basilea.

Vivo nell’incantato Ticino. Incantato nel senso specifico di pieno di meraviglie e di magiche energie. Mi sono trasferito in Svizzera nel 2010 per vivere esattamente dove sentivo questa particolare energia del territorio. In Ticino vi è, sicuramente, un Genius Loci speciale ed espanso. Un esempio per tutti il Monte Verità, dove chiunque può scoprire luoghi che emettono alte energie, come sorgenti benefiche, rocce magiche, alberi e boschi sacri, colline e punti panoramici, valli e antichi luoghi di culto.

Attraverso il mio lavoro desidero dare, a chi lo osserva o lo porta a sé, la possibilità di sperimentare la storia e l'atmosfera magica dei luoghi da me visitati in vari territori del mondo. Faccio questo attraverso ricerche sulla mitologia, sui racconti popolari, sulle architetture di paesaggi, ambienti urbanizzati, luoghi di culto e luoghi sacri. Durante i miei soggiorni conduco ricerche su come agisce la Natura sull’uomo, quale agente di trasformazione e di ciclicità costante.

Lavoro su quei concetti di tempo e di spazio che ormai non sono necessariamente riconducibili ad un reale andare 'da qualche parte' o ad un comunicare con 'qualcuno'.
Il mondo virtuale in cui le persone si connettono tra loro, tramite processori digitali attraverso l’uso quotidiano del ‘social networking’, ha creato infatti un vuoto, un altro tempo e spazio, una distanza dalla realtà "tangibile”. Per assurdo siamo circondati da schermi tattili ma non tocchiamo direttamente più nessuno e nulla.

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
Galileo Galilei (1564 –1642), dal trattato “Il Saggiatore”, 1623.

Pier Giorgio De Pinto, Bellinzona, aprile 2017

Bio/CV
Pier Giorgio De Pinto, Civitavecchia, Roma, 1968
Dopo una formazione professionale ed artistica in Toscana, a Prato ed a Firenze, coltivando interessi e studi nell’ambito della pittura, del disegno, della grafica e della fotografia, ha frequentato la Scuola di Teatro e di Cinema, con corsi dizione e doppiaggio, ed ha partecipato a workshop internazionali di danza contemporanea e performance. Dal 2010 trasferisce il suo studio a Bellinzona, in Svizzera, dove lavora come coordinatore e curatore di eventi al MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino.

De Pinto ha esposto in numerose istituzioni, musei e centri d’arte, come la Tate Britain e Whitechapel Gallery di Londra, Pesti Vigadó Palace in Budapest, Palazzo Medici Riccardi a Firenze, Palazzo Ducale di Genova, Via Farini/DOCVA a Milano, Pinault Foundation a Punta della Dogana e Palazzo Grassi a Venezia, MACT/CACT Arte contemporanea Ticino e Museo Civico Villa dei Cedri in Bellinzona e i2a Istituto Internazionale di Architettura in Lugano, Haus der elektronischen Künste e Fondation Beyeler a Basilea, Le Manoir a Martigny e Cabaret Voltaire di Zurigo. Ha inoltre esposto alla 7° Biennale di Berlino ed è stato tra gli artisti selezionati per Manifesta 11 e recentemente per la Regionale 17 a Basilea.
Le sue opere si trovano in fondazioni internazionali, istituzioni e collezioni private.

Sito ufficiale
www.depinto.it

Progetto Future is now
http://goo.gl/7U7gVQ

mail

pgdepinto@gmail.com

24 December 2016

Cahier d'Art #12 / ANGOLAZIONI 2. ARTISTI DELLA COLLEZIONE BERLA / A cura di Mattia Desogus
















Cahier d'Art #12
ANGOLAZIONI 2. ARTISTI DELLA COLLEZIONE BERLA.
A cura di Mattia Desogus
Introduzione e testo critico di Mattia Desogus
82 pagine (I-GB)

MACT/CACT Publications 2016




15 July 2016

PERSPECTIVES 2. ARTISTS IN THE BERLA COLLECTION / Adriana Beretta, Andrea Crociani, Jose Dávila, Luca Frei, Alex Hanimann, Jakob Kolding, Ugo Rondinone / 23 July – 2 October 2016




English





PERSPECTIVES 2. ARTISTS IN THE BERLA COLLECTION.
Adriana Beretta, Andrea Crociani, Jose Dávila, Luca Frei, Alex Hanimann, Jakob Kolding, Ugo Rondinone

Opening on Saturday the 23rd of July 2016 at 5.30 p.m.

23 July – 2 October 2016
Fri-Sat-Sun from 2.00 to 6.00 p.m.


PERSPECTIVES 2. ARTISTS IN THE BERLA COLLECTION is the second event to be devoted by the MACT/CACT to private collections: once again, this is a collection whose home is on the southern slopes of the Alps. The aim of the exhibition is to pay tribute to the collector by showing some of the works by Italian artists that he has collected over the years: Adriana Beretta, Andrea Crociani, Jose Dávila, Luca Frei, Alex Hanimann, Jakob Kolbing and Ugo Rondinone.

We have explored the dynamics of private collecting as one of the roots of modern museology on several occasions before today, unearthing not so much the sometimes disappointing market strategies to be found in the framework of what is supposed to be a real passion for art, as the authenticity of a work of art and of its collector. It is no coincidence that the end-of-year exhibition being hosted by the MACT/CACT also touches tangentially on a particular way of conceiving of the space of art and social space: the Wunderkammer.

All too often, the image we have of the post-contemporary collector is still that of the entrepreneur who makes an investment, for whom an artist has a value because he is in demand on the market of the day. It then follows that so many of the art collections we come across in museums were compiled on the basis of this underlying criterion, in which the exchange between money and artistic goods has acquired purely commercial connotations: something that should actually be of no interest to a museum as a place of culture. Should this phenomenon be traced back to political and financial globalisation, or to the effect of the significantly more trendy “country system” and of today’s hollow consumerism?

As things stand here in Canton Ticino, after several years devoted to collecting works by contemporary artists, the Berla collection constitutes the second phase and dimension of collecting that relates osmotically and healthily to the art scene and in some respects also to the scene of the institutions that surrounds it, since it has already unquestionably put the nineteenth-century approach to “building a collection” just described above behind it in the past. The offspring of such twentieth-century avant-garde movements as constructivist abstraction in general or the conceptual approach to language, without neglecting that touch of Dada that steeps artistic making in playful aspects, the collector has a preference for installation works by artists who identify with the concept of minimalism or make use of primarily minimalist paradigms, ranging from painting to photography and from drawing to video.
Regarding the situation that pertains on the southern side of the Alps, where the relationship between private and public has a tendency to become competitive in its profile and its dynamics, the case of the Berla collection comes across as a reasoned locus of the mind and of taste, one that is still graced by a chamber attitude, in which the owner does his utmost to nurture a personal relationship with the artist and with the art scene, something that has become rare indeed.

The simple authenticity of this little collection that is growing gradually, following criteria that are not merely commercial, brings the focus and attention back onto the true significance of collecting historical testimonies or more simply of being a direct testimonial of the art that we set out to collect, the kind that the collector loves to have around himself.

To mark the occasion, the young art historian Mattia Desogus has written a critical essay for the Cahier d’Art due to be published during the exhibition, as a tribute to the collector.

Mario Casanova, 2016
Translation Pete Kercher




Italiano







ANGOLAZIONI 2. ARTISTI DELLA COLLEZIONE BERLA.
Adriana Beretta, Andrea Crociani, Jose Dávila, Luca Frei, Alex Hanimann, Jakob Kolding, Ugo Rondinone

Vernissage sabato 23 luglio 2016 dalle 17:30

23 luglio – 2 ottobre 2016
Ve-sa-do dalle 14:00 alle 18:00


ANGOLAZIONI 2. ARTISTI DELLA COLLEZIONE BERLA costituisce il secondo appuntamento che il MACT/CACT dedica alle collezioni private; anche in questo caso presente a sud delle Alpi. L’esposizione intende omaggiare il collezionista attraverso le opere di alcuni artisti ch’egli ha raccolto negli anni; Adriana Beretta, Andrea Crociani, Jose Dávila, Luca Frei, Alex Hanimann, Jakob Kolbing, Ugo Rondinone.

Più volte ci siamo calati nelle dinamiche del collezionismo privato come genesi della museologia moderna, riportando alla luce non tanto le talvolta deludenti strategie di mercato all’interno di quella che dovrebbe essere una passione per l’arte, quanto piuttosto l’autenticità di un’opera d’arte e del suo collezionista. Non è casuale che la mostra di fine anno del MACT/CACT vada a lambire anche un particolare modo di concepire lo spazio d’arte e sociale; cioè la Wunderkammer.

Ancora troppo spesso lo specimen del collezionista post-contemporaneo è quello dell’imprenditore che investe, e per il quale un artista vale, poiché è sostenuto dal mercato momentaneo, e le collezioni d’arte, che spesso ritroviamo poi nei musei, nascono da questo criterio di base, laddove lo scambio tra denaro e merce d’arte ha completamente assunto connotazioni puramente commerciali; ciò che in effetti non dovrebbe interessare il museo, come luogo di cultura. Questo fenomeno è da ricondurre alla globalizzazione politico-finanziaria o riconducibile all’effetto del ben più modaiolo ‘sistema paese’ e di un consumismo ormai vuoto?

All’interno del panorama ticinese, la collezione Berla – dopo alcuni anni di dedizione al raccogliere opere di artisti contemporanei – rappresenta quella seconda fase e dimensione del collezionismo, che si rapporta in maniera osmotica e sana alla scena artistica e in qualche modo anche istituzionale che lo circonda, avendo già senza dubbio superato un approccio ottocentesco di quel ‘fare collezione’ poc’anzi citato. Figlio di movimenti avanguardisti novecenteschi quali l’astrazione costruttiva in generale o l’approccio concettuale al linguaggio, non senza tralasciare quel tocco Dada che intride di aspetti ludici il fare a artistico, il collezionista predilige opere a carattere installativo di autori che si rifanno al concetto o adoperano paradigmi vieppiù minimalisti, spaziando essi dalla pittura alla fotografia, dal disegno al video.

Nel panorama a sud delle Alpi, laddove il rapporto privato pubblico assume contorni e dinamismi di tipo concorrenziale, nel caso della Collezione Berla, essa rimane un luogo ragionato della mente e del gusto, ancora fortunatamente ‘da camera’, dove il proprietario mantiene il più possibile rapporti personali con l’artista e con l’ambiente dell’arte, cosa divenuta ormai rara.

La semplice autenticità di questa piccola collezione che si ingrandisce lentamente, seguendo criteri non meramente commerciali, riporta l’accento e l’attenzione sul vero significato del raccogliere testimonianze storiche o più semplicemente dell’essere testimone diretto dell’arte che si va a collezionare, e di cui un collezionista ama circondarsi.

Per l’occasione il giovane storico dell’arte Mattia Desogus ha redatto un testo critico per il Cahier d’Art che uscirà durante la mostra, in omaggio al collezionista.

Mario Casanova, 2016





MACT/CACT Suisse enjoys the financial and cultural support of Republic and Canton of Ticino/Swisslos, City of Bellinzona, Alfred Richterich Stiftung Kastanienbaum, Friends of MACT/CACT, the Artists.

Special thanks are due to Luca Berla of the Berla Art Collection for the loan of works that made this exhibition possible.


MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino è sostenuto finanziariamente e culturalmente da Repubblica e Cantone del Ticino/Swisslos, Alfred Richterich Stiftung Kastanienbaum, Città di Bellinzona, Amici del MACT/CACT, i collezionisti e gli Artisti.

Un particolare ringraziamento va a Luca Berla per aver reso possibile la realizzazione della mostra con il prestito delle opere.





PHOTOGRAFPHIC DOCUMENTATION
Ph. Pier Giorgio De Pinto © PRO LITTERIS Zürich.