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ACCOSTAMENTI. RIFLESSIONI SUL SILENZIO.
Margret Eicher,
Fabrizio Sacchetti, Christian Zucconi
Vernissage__sabato 1. marzo
2014 dalle 17:30
1 marzo – 6 aprile 2014;
ve-sa-do dalle 14:00 alle 18:00
ACCOSTAMENTI. RIFLESSIONI SUL SILENZIO è la prima mostra che il MACT/CACT inaugura nel 2014. Tre sono gli artisti esposti: Margret Eicher, Fabrizio Sacchetti, Christian Zucconi.
Fotografia, video e arazzi di grande formato
sono le tecniche usate dagli autori, che affrontano temi attorno all’identità
di una società in cambiamento scostandosi precisamente dai mezzi utilizzati. In
generale si constata viepiù la perdita di potere di un linguaggio artistico
autoreferenziale, che contraddistinse – a partire dagli anni Settanta – gran
parte della produzione artistica, intrisa di fratellanze ed epigoni pericolosi.
Se la tecnologia, la tecnica e la macchina hanno in qualche modo e per qualche
moda dato origine, se non indurla, a un’estetica ormai consunta di matrice concettualistica
ormai svuotatasi di senso logico, oggi è altresì vero che le capacità
linguistiche di un autore non bastano a giustificarne l’etichetta di artista.
La ricerca di temi espressi con una capacità
esecutiva esemplare sembra riportarci a ciò che i curatori chiamerebbero
Retroguardia, allorquando la rappresentazione e l’esaltazione del ‘concettuale’
sembrano liofilizzarsi in residenze d’artista. Argomentare di intermittenze, di
cerchiatura del cerchio e quadratura del quadro, un pappagallo sul plinto, nonché
l’applicazione di nozioni accademiche per disegnare tende non paiono ormai più
il criterio di giudizio dell’arte del futuro. Ci siamo anche abituati a
liberarci dell’idea che l’arte non possa essere oggettivamente funzionale.
Per la seconda volta Fabrizio Sacchetti
(1969) espone al MACT/CACT suoi lavori fotografici e video, che per natura
si rivolgono al suo universo interiore attraverso una sorta di mappatura del
proprio corpo. I lavori fotografici risalgono ai primi anni Novanta, quando il
confronto con la digitalizzazione ad-effetto-speciale in ambito fotografico era
una eventualità remota per un giovane artista. Il risultato è sorprendente e il
video lacrimAzione è in qualche modo la chiusura di un periodo.
Christian Zucconi, Cenere, 2013. Copyright Christian Zucconi. |
Anche Christian Zucconi (1978) è al suo
secondo intervento presso il nostro Istituto, dove egli presenta – questa volta
– ritratti fotografici di grande formato. Cenere, questo il titolo che
raccoglie una serie di alcune decine di lavori, è costituito da scatti dedicati
al corpo, tema caro allo scultore italiano, e al suo riflesso psicologico. Come
cariatidi, essi sembrano portare su di sé la Storia e le storie del mondo.
Racconto epico, espresso con una chiave di
lettura contemporanea, gli arazzi dell’autrice tedesca Margret Eicher (1955)
documentano il decorrere degli avvenimenti sociali e politici della nostra
società civile e istituzionale recente. I suoi lavori sono quasi esclusivamente
di grande formato, dove la ripresa della tradizione dell’arazzo antico fusa con
la rappresentazione di argomenti della cronaca quotidiana ridanno alla lettura dei
temi trattati quella drammaticità e capacità interpretativa che spesso viene
vanificata dall’esagerato consumo di immagini. Attraverso il linguaggio
artistico e una intelligente applicazione dell’arte, la Eicher riesce a
renderci attenti spettatori di ciò che ci circonda.
Mario Casanova, 2014
COMBINATIONS: REFLECTING ON
SILENCE
Margret Eicher - Fabrizio Sacchetti - Christian
Zucconi
Vernissage__ Saturday 1 March 2014 at 5.30 p.m
1 March – 6 April 2014; Fri-Sat-Sun from 2.00
p.m. until 6.00 p.m.
COMBINATIONS: REFLECTING
ON SILENCE is the first exhibition to be inaugurated in 2014 by the MACT/CACT.
Three exhibiting artists are featured: Margret Eicher, Fabrizio Sacchetti and
Christian Zucconi.
Photography, video and
tapestry in large formats are the techniques used by the artists, who tackle
the issues raised by the identity of a changing society, starting out from the
media they use. What we generally find is a depreciation in the vitality of
self-referential artistic language that was a characteristic trait, from the
seventies onwards, of a substantial part of artistic output, which was fraught
with perilous imitations and relationships. While technology, technique and
machines have somehow and to a certain extent at least given rise to – where
they have not induced –a now somewhat tarnished aesthetic with a conceptualist
matrix now drained of all logical meaning, it can be said with equal truth
today that a creative’s linguistic capacities are not enough to justify the
epithet of artist.
The quest for
themes that are expressed with exemplary skill of execution would appear to
point us back towards what curators might dub a ‘retro-garde’, in which the
representation and exaltation of the conceptual seems to be freeze-dried in the
principle of the artist-in-residence. To discuss intermittences, the rounding
of the circle or the squaring of the square, a parrot on a perch and the
application of academic notions to design curtains no longer qualifies as the criterion
for appraising the art of the future. We have also shaken off the deadwood of
the idea that art cannot be objectively functional.
This is the second
time that Fabrizio Sacchetti (1969) is being hosted by the MACT/CACT to
show his photography and video work, whose nature is to employ a form of
mapping of his own body for the purpose of addressing his inner universe. The
photographic works date back to the early nineties, when a comparison with
special-effect digitalisation in photography was still a distant prospect for a
young artist. The result is surprising, while the video entitled Tear-action somehow expresses the end
of an era.
Margret Eicher, Untergang
der Hoffnung, 2012. Digitale Montage/Jacquard. Courtesy the artist.
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Christian Zucconi
(1978) is also showing for the second time in our institution, where this time
he is presenting large format photographic portraits. Ash is the title of this series of several dozen works, comprising
shots focusing on the body, a topic close to the Italian sculptor’s heart and
his psychological reflexes. Like so many caryatids, they seem to bear the
weight of the world’s History with a capital H, as well as of its lesser human
histories.
An epic take is
told in a contemporary key by the tapestries created by Germany’s Margret
Eicher (1955), creating a documentary record of the recent social and political
vicissitudes of our civil and institutional society. Working almost exclusively
in large formats, she revives the tradition of antique tapestry, blending it
with a representation of topics taken from everyday news features to restore
interpretative capacity to the topics depicted, with a sense of drama that is often lost by the visual pollution of today’s image
overload. Using artistic language and an intelligent application of art, Eicher
succeeds in calling her spectators’ attention to their surroundings.
Mario Casanova, 2014 [translation Pete Kercher]