Ciao Mario, pensando a quanto da te scritto sulle vanità dell'uomo, ho visto quest'ultimo andare incontro a se stesso; ad infrangersi contro quello specchio illusorio dallo stesso uomo creato. Simbolo per eccellenza di tutte le vanità, lo specchio sarà protagonista della mia installazione. Riprendendo il titolo di un film del 1927 di Jean Epstein, l'installazione avrà come titolo "La glace à trois faces". Farà riferimento all'idea di innamoramento dell'uomo verso e su ogni superficie specchiante e riflettente che lo attrae in modo così prepotente fin dagli albori della vita. Farò riferimento a specchi reali e virtuali: dagli specchi d'acqua su cui si riflette Narciso per morirne di sgomento ed attrazione, alla superficie interattiva dello smartphone che si lascia sfiorare con le dita di chi su di esso si riflette. Una superficie che è una perfetta simbiosi tra reale e virtuale e che, per questo motivo, ammalia e annichilisce i sensi dell'uomo. Lo stesso Epstein ricorda "La realtà si ispessisce di metafisica, si ripiega su se stessa, si raddoppia senza decidersi, come il mio volto davanti ad uno specchio: siamo due, un due unico" (Epstein, 1922 b, pp.119-120). Tale carattere bifacciale è proprio di quella che Epstein battezza come "lirosofia", ossia la nuova forma di conoscenza che unisce le modalità del sapere razionale (la conoscenza di ragione) a quelle della percezione sentimentale ed emozionale del mondo (la conoscenza d'amore) derivate dalla "fatigue" e dalla valorizzazione del subconscio. Secondo Epstein la fatigue non è una patologia ma rappresenta anzi, un "nuovo stato di salute dell'umanità", tanto che "l'uomo non è mai apparso così bello, così capace, così energico come oggi. " (Epstein 19221 b, p.46.) Quale migliore definizione si potrebbe mai trovare rispetto a quella sopracitata per definire le superfici specchianti di tutti gli specchi virtuali che ogni giorno consultiamo e si cui ci affacciamo per leggere noi stessi e il mondo? Ulteriore esercizio: se sostituiamo il termine "lirosofia" con il termine "Facebook" avremo la migliore definizione dela maggiore vanità dell'uomo contemporaneo, Facebook a tutti gli effetti unisce le modalità del sapere razionale a quelle della percezione sentimentale ed emozionale ovvero conoscenza di ragione e conoscenza d'amore.
Pier Giorgio, 2016